Giovanni Buzi, Frammento n°701 (2001)

Andrea Garbin: Canto IV (all'amico Giovanni Buzi)

Io sono il colore la dolce rima
che volge l’occhio al cuore al dolore
il vortice che dipinge l’orrore
la punta di dito che lo rimesta
e lento spinge a ritornare amore
io me ne vado - vi dico - confuso
ma non per questo il mio vernicio muore
e nello strazio s’intende un angelo
che superispirato musicante
sale in stato interessante, vi lascio
solo nel corpo – ve lo dico ora -

me ne vado alla faccia del potere
quello ve lo lascio: vipera sfinge
bifallico cornuto dragodonna.
Sorge, ora che mi faccio cenere,
l’aroma dei visi e “il nulla freme”
ritorno al vortice col cuore a palme
mentre all’ombra di Giuditta subisco
ingrata pena, fontana di Dafne
io me ne vado nel mio regno nero
col mio sereno viso a sgranare
le mie collane, una dopo l’altra,
ne spargo i colori come colombe
di pace allestite al rogo d’amore

e il vento: Pùm! Batte il volto di sfinge
una canzonetta allegra glissarsi
dove ora me ne vado a passeggio
nella mia città eterna, nei fondali
della carne tatuata d’alghe volo
e dico a voi che state ancora al mondo
abbiate la processione negli occhi
di coloro che fanno resistenza
e dico a voi che state in parlamento
di ogni palazzo, da questo luogo
seguito il poema indecifrabile.