Ecstasy Love di Eliselle

Nicola Pesce Editore (2006)

 



Staccarsi da terra e volare, o restare bene ancorati al suolo? Tentare un salto verso l’alto, il sublime, il Meraviglioso, o tentare di vedere la realtà per quella che è, per quella che dovrebbe essere?

Trasformare il proprio corpo in un’esplosione d’energia luminosa, in diretto contatto con l’Immenso Tutto? E così rintracciare quelle onde sonore, quei ritmi che vibrano da sempre, inudibili, all’interno delle montagne come ai confini delle galassie?

Si resta senza fiato. Si cade poi a terra, su quella terra che si voleva abbandonare e che, inesorabilmente, ci richiama a sé, ci attira come una pagliuzza di ferro una calamita. E restare così immobili. Immobili.

I toccanti (e poetici) personaggi di “Ecstasy Love” di Eliselle sono tutti abitati da queste forze contrastanti: lo slancio verso l’alto e una gravitazione che li vorrebbe legare alla terra. Ancora. Sempre.

Che fare?

Rassegnarsi a percorrere una strada che già – altri – hanno in vari modi deciso per noi, o mandare tutti “FANCULO”? A lettere cubitali. Senza possibilità d’equivoco.

Aut aut.

Impossibile una mediazione?

Difficile.

E i corpi e le menti restano goffi tentativi di volo. Attuali Icaro, i personaggi di questo romanzo agitano le braccia e vedono il sole avvicinarsi, sempre più, sempre più brillante, accecante! La luce e il calore bruciano gli occhi, essiccano le lacrime. Impossibile, anche il pianto. Impossibile, anche un solo abbraccio; come questi corpi elettrici si sfiorano, si materializzano scariche d’energia fatta rabbia, violenza. Corpi che solo vorrebbero potersi accarezzare. Ancora.

Resta ustionata Fra’, la protagonista diciassettenne, dal primo abbraccio, dal primo tentativo di conoscenza sessuale dell’altro da sé. Anche lei che non tenta Sublimi Voli, ma, da aspirante techno-infermiera, osservava il mondo dell’ecstatica notte col timore e l’attrazione di un’Alice nel Paese delle Meraviglie. Troppo meraviglioso quel Paese per esser vero. Vera è solo l’angoscia in cui viviamo e che vorremmo, in ogni modo, ditruggere, disintegrare. In ogni modo.

Chiudendo questo libro, lo sguardo mi si è attardato sulla copertina; un celeste cielo su cui sono ordinate, in un rettangolo, tante piccole forme arrotondate, colorate. Uova del Paradiso (artificiale). Uova che, sicuro, si schiuderanno, un giorno (anzi, una notte) e ci mostreranno la vita com’è: un meraviglioso, terribile attimo che fugge. Sempre troppo in fretta. Sempre dolorosamente. Dolorosa mente.

Grazie Eliselle d’aver voluto condividere quest’attimo con me, con noi.

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