Liberami dal male di Pietro Presti

Edizioni Clandestine,

Tascabili Narrativa, (2005), 8 euro

E se... le parole scritte - inchiostro su carta - volessero ribellarsi e divertirsi a farsi male? Divertirsi a indossare abiti neri. Nero inchiostro. Inchiostro: “liquido nerastro che seppie e calamari spruzzano verso i loro inseguitori per intorbidire l’acqua e nascondersi”. Ma questa è solo una delle tre citazioni che propone un mio sconquassato dizionario.
Per intorbidire l’acqua...
E se... l’acqua fosse già tanto torbida da rendere inutile ogni “camuffamento”?
E se... le parole volessero abbigliarsi in abiti aderenti alla pelle, allo scheletro dei corpi, delle cose?...
E se... leggendo un libro – quello di Pietro, per esempio – si sentisse il nero entrare a scaglie sottili nella nostra pelle, nelle nostre ossa?
E se... di colpo, si volesse esser carta, per aver tutuate queste parole, queste lettere. Anche senza capire. Perché, che ci sarebbe da capire? Non basta “sentire”, nel senso più fisico del termine?
Dei significati “alti” altro non possiamo che mandarli “altamente” affanculo. A lettere cubitali, di materia espansa, espandibile. Sempre. Sperando.
E se... tutto intorno a noi, diventasse aria leggera, fredda nebbia, microscopici atomi, cristallizzati, in sospensione, e, riuscissimo a, respirare solo, al, ritmo di, poche parole. Di, certe parole?
E se... scoprissimo, infine, che la scrittura può essere “ultrasuono”? E che, solo, su quelle frequenze potessimo intendere?
Capire, infine. Senza aver capito un cazzo.
E se... avessimo d’improvviso voglia d’abbracciare chi queste parole ha scritto?
Saremmo di sicuro dei critici di merda.
Sicuro.
E se... solo questo – e poco altro – vorremmo?
Queste parole. Nere. Inchiostrate. Fuggenti. Velanti. Ri-velanti.
E se... non volessimo leggere altro?
Immagini flou... Nebbie, ancora. Vapori mobili. E aculei improvvisi nella carne, perché sì, le parole non sono solo camomilla, possono essere anche lame che affondano e toccano.
Il cuore.
E se... si volesse respirare, mano nella mano, con questi personaggi che, personaggi non sono, ma – sono sicuro – solo ombre riflesse da specchi. Specchi anneriti. Non dal tempo. Ma dai respiri.
Sempre.
E se... non sapessi come terminare questo semi delirio e dicessi solo: eccheccazzo! leggetelo questo libro e anche voi – come me – sarete liberati dal male. Da un certo male.
E sicuro... non ve ne pentirete.

 

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