Vita segreta di uno scrittore
di gialli di Enrico Luceri
Magnetica Edizioni, Collana Il Giallo (2006), 9 euro
Giallo-Rosso rubino
Come un vino.
Un buon vino, questo libro “giallo-rosso rubino” di Enrico Luceri
si sfoglia e si legge. Si stappa. Si versa, lentamente in un calice a tulipano,
e s’assapora. Non prima d’averne visto in trasparenza i preziosi
accordi cromatici. Non prima d’averne sentito, percepito, le complessità
degli aromi.
Perché complessa e preziosa è questa vita segreta d’uno
scrittore di gialli. Scrittore che, innanzitutto, s’interroga, si mette
in scena, s’osserva, prima d’osservare e tentare di cattuare le
leggi del concatenarsi delle vicende umane. Se legge c’è.
Tutto sembra fluttuare intorno al principale personaggio del libro: lui, l’unico,
l’imprendibile, il sempre fuggevole, l’attore dallo sguardo e dal
pensiero felino. Che, come un gatto, sornione e pigro, sa attendere.
Cosa?
Che tra le reti tessute dalla sua paziente opera qualcosa resti imbrigliato.
Cosa?
Il movente dell’assassino? Le sue segrete motivazioni? Le sue intime intenzioni?
No.
Non credo, almeno.
Perché avere a che fare con i lampi degli sguardi oro-felino dei gatti
c’è poco da fidarsi. Quando ti sembra d’aver capito, quando
ti sembra d’aver “colto” la storia, le trame ben congegnate
– da orologio dal cuore meccanico – ecco che, ancora una volta,
tutto sfugge.
Mi sfugge.
E ciò m’intriga. Come nei gialli più classici, classici
sì, ma tinti di quella corposa sfumatura rosso rubino che inquina il
puro giallo e altro non vorrebbe che...
Ecco, non lo so.
Mi sono perso.
E, adesso, lo vedo sorridere, lo scrittore di gialli, con la sua vita segreta
e quel lampo oro-felino nello sguardo.
E se fosse questo il solo, vero giallo della faccenda?
La sua vita segreta. L’unico segreto, il più bello.
Ma della sua vita segreta che ne posso sapere io, lettore, l’unica cosa
che so - credo di sapere - è che sono stato irretito da questi fili,
tesi con arte e trasparenza.
E se la scrittura altro non vorrebbe che rendere i fili trasparenti dell’agire
umano visibili, leggibili, in trame che intercettano movimenti, intenzioni,
sorrisi, abbandoni?
Doni?
Sì, una donna che agita la capigliatura biondo-paglierino attraverso
il traffico d’una strada metropolitana è un dono. Un regalo.
Regalo avvelenato, come la mela rosso rubino della strega di Biancaneve?
Chi lo sa?
Il magico mistero della realtà e degli attori che in essa vivono (o recitano)
ci sfugge. Continuamente. E lo scrittore di gialli altro non può tentare
– disperatamente? – che catturarci, noi lettori, e catturarsi lui,
scrittore.
Chiudendo questo libro mi sono sentito fuori luogo, déplacé, si
direbbe in francese. In un altro posto. Altrove.
Dove?
Forse, in quel luogo dove ancora allo stato fluido, magmatico, sono le cose,
i gesti, le intenzioni. Nel cuore stesso dell’agire umano. Esiste altro,
più profondo, insondabile mistero?
Forse.
Vorrei terminare qui, ma... perché ancora mi viene in mente una trasparenza
rosso rubino? Quel rosso dalla purezza delle pietre preziose e dal calore del
sangue?