Giovanni Buzi: Testa (2009)

Alda Teodorani: Mai Morti, 4

La dignità pretesa e ottenuta da Giovanni Buzi, scrittore italiano che viveva a Bruxelles, e che in uno dei suoi tanti ritorni a Roma mi ha chiesto di vederci per parlare di una prefazione a un suo libro. E poi la prefazione l’ho scritta, ne ho scritta pure un’altra.

Le lettere tracciate sui fogli di Giovanni Buzi avevano qualcosa di morboso. Brucia il fuoco dentro o fuori dalla legna, dall’alcol che ne viene consumato? È interno o esterno alla sostanza che lo alimenta? Così sono i racconti di Giovanni, racconti veloci, arrabbiati, di personaggi surreali, racconti intricati e limpidi, storie che a guardarle bene nascondono colori, a volte lividi, a volte leggeri, altre volte carichi e divoranti, gli stessi colori che s’appoggiano e imbevono le tele della memoria che ho di Giovanni.

Ho sempre pensato che la morte c’insegue e ci costringe, ho sempre ritenuto – e mai detto finora – che la morte, da vivi, ci rinchiude dentro un labirinto. La furia di scrivere, quella di dipingere, l’ansia delle cose da fare, delle tante cose da fare, ha abitato anche dentro Giovanni come abita dentro di me? Non lo potrò più sapere, forse. Di lui mi restano: alcuni libri, una manciata di e-mail, una di rimprovero quando ha saputo che stavo meditando il suicidio, due dipinti (uno dedicato a me che sembra spennellato di sangue e che ha chiamato FAME), un profilo su Facebook. Giovanni – che parlava in continuazione di me con la sua gatta – ha richiesto e ottenuto il suicidio assistito quando ormai non poteva più sperare di uscirne vivo.

Alda Teodorani

Pubblicato in Terra Nullius

 

 

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